L’ingegnere dell’Inline Style Slalom

9 Ott 2014

ENRICO PERANO, L’INGEGNERE DELL’INLINE STYLE SLALOM CHE CONIUGA LA MATEMATICA AL PATTINAGGIO

Intervista di Matteo Trombacco

9 ottobre 2014

Come coniugare la passione per la matematica con l’inline skate? Lo abbiamo chiesto ad Enrico Perano, il maggior esponente di quest’affascinante disciplina. ‘Nato’ come Ingegnere, all’età di 35 anni Enrico ha indossato i pattini, per non toglierli più: detentore di importanti record, ex allenatore della Nazionale, scrittore e promotore del freestyle in Italia, affronta lo sport con dedizione e razionalità, convinto che i grandi risultati si possano ottenere solo con il sacrificio e la determinazione.

Chi è Enrico Perano?

Sono Ingegnere Elettronico e insegno da quasi trent’anni nelle scuole superiori materie tecnico-scientifiche; ho insegnato anche un paio d’anni alla Facoltà di Fisica dell’Università di Parma nei primi Anni Novanta ed ho scritto complessivamente una ventina di libri per le facoltà di Ingegneria.

L’insegnamento per me è sempre stata una vocazione e, quindi, ho intrapreso questa professione per scelta e per passione. Lasciai nell’85, dopo un anno e mezzo, la Fiat Engineer, rinunciando a una carriera che per alcuni sarebbe stata sicuramente invidiabile, e mi dedicai all’insegnamento.

Fin da piccolo ho amato molto la Matematica. In particolare ho sempre cercato soluzioni più semplici e più veloci ai problemi che si studiano sui libri scolastici in alternativa ai metodi tradizionali che vengono proposti. Mi inorgoglisco ancora oggi quando penso che, in quarta Liceo, trovai un metodo di discussione dei problemi geometrici di secondo grado alternativo ai metodi che si studiavano allora e la mia insegnante, con mia somma soddisfazione, me lo fece spiegare alle quinte.

Al Politecnico, mentre frequentavo il corso di Analisi I, iniziai ad abbozzare un metodo per la rappresentazione del grafico di una funzione basato sulla composizione della sua espressione in una sequenza di operatori, metodo che approfondii poi negli anni successivi tenendo seminari in molte scuole del Nord e Centro Italia (Ancona, Jesi, Parma, Modena, Torino, Asti, Alessandria,…) e scrivendo una serie di tre libri sull’argomento, pubblicata da Edizioni Tecnos. Sono sempre stato attratto dalle materie in cui la difficoltà sta nel capire i concetti e non nel memorizzare un’enorme quantità di nozioni, per cui la Facoltà di Ingegneria era proprio adatta a me.

In pratica, seguendo le lezioni con la massima attenzione e rileggendo gli appunti in treno la sera, durante il viaggio di ritorno a casa, non era nemmeno necessario studiare nei giorni di riposo. Finii così il corso di laurea a 23 anni. Mi ricordo invece che i miei ex-compagni di Liceo, iscritti ad esempio a Medicina, avevano una mole di lavoro spaventosa … tomi di dimensioni impressionanti: ogni esame richiedeva mesi di studio …

Parliamo della tua carriera agonistica: com’è iniziata?

Ho iniziato per gioco a pattinare, a 35 anni, nel giorno del mio compleanno: i pattini erano stati un regalo per la mia festa e da allora non li ho più tolti. L’inizio fu veramente difficoltoso: tutti quelli che mi vedevano con i pattini ai piedi cercavano di dissuadermi dal voler imparare anche solo a muovermi in modo decoroso …

Per problemi di salute non avevo mai praticato sport prima, persino nei cinque anni di Liceo ero stato esonerato da educazione fisica perché soffrivo di reumatismi nel sangue e non potevo sudare, così non ho mai giocato a pallone, pallavolo, pallacanestro, ….

L’unica attività sportiva che avevo praticato fino ai 35 anni, cioè prima del pattinaggio, era racchiusa in un paio d’ore alla settimana di fitness con i pesi, in palestra, per cui gli esercizi di abilità e scioltezza che il pattinaggio richiede mi sembravano irraggiungibili … Mi trovai, quindi – a 35 anni –, a dover iniziare da zero. Subito rimasi affascinato dalle specialità più rischiose, come il salto dal trampolino o la discesa libera, ma ben presto mi resi conto che non avrei potuto imparare a saltare con i pattini anche solo con un minimo di elevazione se non sapevo fare quello stesso gesto atletico senza pattini. Così iniziai a prendere lezioni private dall’allenatore della nazionale di Ginnastica Artistica, Matteo Lo Prete.

Imparai dapprima alcune figure di ginnastica acrobatica saltando sul tappeto elastico in modo da riuscire a gestire e controllare sufficientemente il mio corpo in volo, poi passai a provare le stesse figure in uscita dal trampolino con i pattini. Nel giro di un anno riuscii così a imparare molte figure.

Poi continuai per circa quattro anni con la ginnastica acrobatica, perfezionando sempre di più l’esecuzione delle figure in volo. Trasmisi gli insegnamenti ricevuti anche ai miei allievi del pattinaggio e, alcuni di loro, raggiunsero risultati agonistici a livello internazionale.

Analoghe difficoltà incontrai nell’imparare la discesa libera con i pattini: non solo non avevo mai pattinato prima, ma non andavo neppure in moto e non sapevo sciare, quindi non ero abituato all’impatto con l’aria ad alte velocità e non riuscivo neppure a controllare il mio corpo nelle curve.

Comunque, ripensando a tutti i miei sacrifici e ai risultati ottenuti nel pattinaggio, penso di essere stato, più che bravo, fortunato … infatti ognuno di noi ha un talento o una predisposizione, accompagnata da una grande passione, in qualche campo ed io ha avuto la fortuna di scoprirlo, per di più in tempo!

Ancora adesso, dopo 20 anni di pattinaggio, quando metto i pattini ai piedi provo le stesse emozioni di quando, da piccolo, la notte di Natale aspettavo i regali di Gesù bambino … coricato nel letto, con gli occhi ancora chiusi, ma già sveglio, allungavo le braccia fuori dal letto per cercarli e toccarli con le mani …

A te si deve anche l’applicazione, nel mondo dello Style, della teoria matematica delle funzioni …

Fin dall’inizio ho trovato una grande analogia tra il Pattinaggio e la Matematica. Infatti, spesso si riesce a imparare un gioco di abilità con i pattini solamente se si intuisce un accorgimento che sta a monte dell’esercizio e ciò mi ricorda molto la risoluzione di un problema di teoria dei numeri, oppure la dimostrazione di un teorema in geometria: in entrambi i casi non basta l’impegno in quanto, se non si intuisce la soluzione con un particolare fiuto, si può pensare per ore senza ottenere alcun risultato. Così nel pattinaggio, quando vedo eseguire un gesto atletico particolarmente spettacolare, prima di provarlo, cerco di capire l’eventuale “trucco” per disporre le gambe, o comunque il corpo, nella posizione richiesta.

Fatto questo, nel giro di qualche giorno arrivo a impararlo. Mi spiego meglio con un esempio: consideriamo, come gioco di abilità, quello di avanzare su un solo pattino rimanendo appoggiato a terra solo sulla ruota anteriore. All’inizio non ci riuscivo proprio e probabilmente avrei continuato per anni a provare questa posizione senza impararla, se improvvisamente non mi fossi accorto che tutto stava nel disporre il corpo esattamente al contrario di come suggerisce l’istinto.

In pratica, bisogna sollevarsi pochissimo e premere sul terreno mantenendo tutta la gamba distesa, cioè senza piegarla in avanti con il corpo, né avere paura di cadere all’indietro. È come se mi sollevassi sulla punta del piede con molta leggerezza per afferrare con le mani un appoggio situato oltre la mia altezza. La posizione è molto simile a quella che si assume quando ci si abbassa o ci si solleva con un piede dal bordo di un gradino, facendo sporgere in fuori la parte posteriore del piede, ma rimanendo perfettamente eretti con la gamba distesa.

Un corso di studi in Ingegneria non fornisce solo una preparazione specifica nell’indirizzo che si sceglie, ma insegna, anche e soprattutto, un metodo di studio con cui si diventa in grado di risolvere autonomamente molti problemi, scientifici e non, in modo sintetico e ottimale.

Nel ’95, quando iniziai a praticare lo slalom, si conoscevano pochi passi elementari, circa una decina, e lo Styleslalom consisteva nel ripetere questi passi, uno alla volta, dal primo all’ultimo birillo. Io iniziai imparando tali passi e, l’anno successivo, introdussi un vocabolario tecnico che definiva alcune caratteristiche di tipo matematico (quali la periodicità, la simmetria, i concetti di “inverso” e “opposto”), associabili ai vari passi in modo da poterle poi anche riassumere in un grafico. Introdussi anche un nuovo concetto, quello di antimetria, per definire i passi e, quindi, i grafici corrispondenti, che coincidono con il proprio inverso.

Elaborai poi un metodo che permettesse di creare nuovi passi da quelli già noti: in effetti, i grafici si possono combinare tra loro ottenendo schemi più complessi, da cui è possibile dedurre le coreografie dei passi corrispondenti.

Tale teoria, riportata nella pagina di Slalom del mio sito www.inlineperano.com, è stata anche l’argomento del mio ultimo libro “la Matematica applicata allo StyIeslalom”, pubblicato nel 2010, che vuole essere un punto di incontro tra i cultori di una disciplina come la matematica e coloro che praticano sport a livello agonistico o che, comunque, si applicano con un certo impegno in un’attività sportiva.

Attraverso un approccio innovativo e comprensibile a tutti, questo testo dimostra che l’applicazione della matematica, a partire da alcuni concetti elementari, permette di inventare nuove abilità nell’ambito di una disciplina sportiva, come appunto il pattinaggio, e quindi di completarla … La matematica può essere di aiuto allo sport!

Ci spieghi, in sintesi, in cosa consiste il freestyle?

Per ogni disciplina sportiva esiste il freestyle e così pure per il pattinaggio in linea. In pratica il pattinaggio freestyle comprende tre attività:

  • Lo Styleslalom che comporta, nelle competizioni, l’attraversamento con i pattini di tre file di conetti equidistanti gli uni dagli altri (120, 80 e 50cm) compiendo evoluzioni artistiche tra un conetto e il successivo.
  • L’Inline Dance, cioè passi di Funky e Hip-Hop con relativa musica di sottofondo.
  • Lo Slide che consiste nel fermarsi in uno spazio piano, dopo un’opportuna rincorsa, disponendo i pattini in varie posizioni, molto artistiche e spettacolari, addirittura mantenendo uno o entrambi i pattini su una sola ruota o, nel caso più difficile, rimanendo appoggiati a terra su un pattino soltanto. Esistono una quarantina di frenate di diversa difficoltà e nelle competizioni un rider viene valutato in base alla velocità con cui presenta la frenata, lo stile e eleganza con cui la esegue e il coefficiente di difficoltà della slide con cui si ferma.

Tu sei anche allenatore di inline skate?

Io non faccio l’allenatore, sono stato CT della Nazionale Freestyle negli anni 2009 e 2010, ma adesso sono il promotore del freestyle in Italia sempre per la Federazione (F.I.H.P.), tramite stage e seminari alle Società; sono inoltre nella Commissione esaminatrice per i corsi di allenatore I, II, III livello della mia disciplina che si tengono ogni anno alla sede Olimpionica del C.O.N.I. a Tirrenia.

Pertanto mi alleno e studio continuamente nuovi trick per rimanere sempre aggiornato. Per i miei stage e i corsi da allenatore ho complessivamente prodotto 4 DVD, due sullo Styleslalom, uno sulla Inline Dance e il quarto, lo scorso anno, sulle Slide, l’ultima disciplina del Freestyle riconosciuta dalla Federazione.

Io non riuscirei a fare l’allenatore, cioè a seguire con regolarità un gruppo di rider preparandoli per un’eventuale attività agonistica: mi sento ancora uno di loro, cioè sono molto studente più che insegnante, ritengo di avere sempre tanto da imparare e molto entusiasmo nel volerlo realizzare. Nel freestyle si presentano continuamente nuovi trick e, forse per mancanza di tempo o capacità, non riuscirò ad impararli tutti, ma l’intenzione è quella di andare avanti su questa strada.

Daresti un consiglio a tutti quelli che volessero approcciare il mondo dell’inline skate?

Che non si devono assolutamente demoralizzare o avvilire se non riescono subito a imparare un trick o se all’inizio un trick sembra loro addirittura impossibile! Bisogna avere coraggio e determinazione … il bello del freestyle è la spettacolarità, tutto sembra difficilissimo a chi non lo pratica e lo vede solo dal di fuori, ma non è un patrimonio per pochi eletti!

L’approccio a uno stesso trick le volte successive sarà sicuramente meno traumatico e vi permetterà di assumere più fiducia in voi stessi: i risultati che raggiungerete volta per volta vi daranno l’entusiasmo per continuare e diventare sempre più bravi.

Il bello del freestyle è che il corpo e la mente lavorano insieme sinergicamente … bisogna innanzitutto capire un trick, scoprire come mettere i piedi e il peso del corpo in un certo modo senza perdere l’equilibrio, vincendo la forza di gravità … poi tutto viene da sé, e, senza che neanche ve ne accorgiate, vi ritroverete a fare un passo fino a poco tempo prima impossibile!

Quale messaggio ti senti di trasmettere ai giovani?

Forse il consiglio più utile che mi sento di dare ai ragazzi di oggi è quello di amare il tempo, coccolarlo, dargli l’importanza che merita. Penso che dire “il tempo è denaro” sia l’offesa più grande che gli si possa fare: il tempo sa di essere incorruttibile e quindi invincibile, non esiste alcuna somma di denaro per cui tu possa convincerlo a ridarti anche solo un secondo della nostra vita trascorsa, quindi non bisogna assolutamente sprecarlo!

Non solo, non si devono amare solamente le cose che si possono ottenere con il denaro, altrimenti c’è il rischio di rimanere superficiali, volere tutto e subito, annoiarsi. Bisogna, invece, desiderare di arrivare a traguardi raggiungibili solo grazie alle nostre capacità, all’impegno ed al sacrificio.

La conoscenza, la cultura, l’amore per una donna, un gesto atletico non si possono ottenere con il denaro, ma solo con grande forza, volontà e sacrificio. E quando tali obiettivi vengono raggiunti, la gioia è immensa.